lunedì 15 gennaio 2018

I giocattoli furbi


Queste tre immagini hanno qualcosa in comune, o meglio: l’immagine al centro ha qualcosa in comune con le altre due. Rappresenta Baron Karza, un robot giocattolo che poteva essere montato e smontato con facilità grazie agli snodi calamitati. Questi “giocattoli furbi” conquistarono i bambini tra la fine degli anni ‘70 e gli inizi degli ‘80. Si chiamavano Micronauti, distribuiti in Italia dalla Gig e realizzati dalla statunitense Mego ispirandosi ai Microman della giapponese Takara.

La furbizia del prodotto Baron Karza stava nel fondere i robot giapponesi (il corpo e i componenti magnetizzati erano quelli di Jeeg Robot) col film Guerre Stellari, infatti il barone era nero come Dart Fener.



Altro giocattolo furbo fu Force Commander, (al centro nell’immagine) che come il barone aveva il corpo di Jeeg, ma era completamente bianco e aveva la testa che ricordava gli Imperiali di Guerre Stellari.

I Micronauti riuscirono a fondere due modelli di fantascienza tanto differenti tra loro e che tanto successo avevano avuto nell’immaginario popolare. Purtroppo fusero utilizzando una grafica antiquata: le astronavi, gli astronauti (alcuni addirittura impugnavano spade laser) e i robot mancavano di realismo. Il realismo dei modellini che avevano fatto la fortuna di Star Wars, e in più si era perso il manga giapponese, annacquato dalla contaminazione americana.
 
La domanda che viene spontanea è perché non si puntasse sui giocattoli ufficiali? Per la verità Star Wars aveva la sua linea ufficiale prodotta dalla Kenner e andò a ruba. Discorso più complicato furono i giocattoli tratti dai cartoni giapponesi, che da noi non arrivarono. La Takara produceva Grendizer (Goldrake) e Jeeg Robot al quale si ispirarono Baron Karza, Force Commander, Green Baron e King Atlas. Ma incredibilmente, nonostante il successo dei cartoni, fu praticamente impossibile averli. Ebbene? Organizzazione commerciale statunitense impeccabile? Commercializzazione giapponese pasticciona? Distribuzione italiana che dormiva come un ghiro? Non lo sapremo mai.

Un fatto è però certo: in quegli anni il commercio dei giocattoli era meno organizzato e sistematico di oggi. I soldatini, per esempio, venivano venduti in scatole che ne contenevano una cinquantina e già con due scatole potevi giocare la prima battaglia. Era un'ingenuità pazzesca! Mancava l’identificazione del prodotto col film di riferimento e mancava l’astuzia di vendere i personaggi singolarmente, per obbligare a comprare personaggi amici e nemici in numero sufficiente per guerreggiare.

Questa astuzia l’ebbe George Lucas quando, firmando il contratto con la 20th Century Fox, tenne per sé tutti i diritti sui giocattoli.

Tornando ai Micronauti, formarono un blocco ludico parallelo ai giocattoli del film Guerre Stellari, consentirono ai bambini di giocare con robot che somigliavano a Jeeg, a Gaiking, a Daitarn III e che in qualche modo si collegavano a Luke, Han Solo e Chewbecca. Ricordo ancora la mia cassetta di legno piena di "spaziali". E per fortuna gli astronauti dalla testa argentea della Gig erano alti come i personaggi Kenner, per cui veniva da sé piazzare D3BO alla guida del Galactic Cruiser… anche se le gambe e le braccia rigide rendevano piuttosto ardita l’impresa.

Per saperne di più e non fermarsi ai miei discorsi nostalgici e melassosi fate un salto su Wikipedia e leggetevi la storia dei Micronauti.  


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